Perdere una persona cara è un’esperienza emotiva e spirituale. In molte culture, si celebrano rituali non solo per onorare il defunto, ma anche per proteggere i vivi. Sebbene ogni tradizione abbia le sue usanze, c’è una cosa su cui molti guide spirituali, guaritori e anziani concordano in silenzio: bisogna bruciare il cuscino del defunto dopo la sua scomparsa.
Perché il cuscino?
Il cuscino non è solo un luogo di riposo. Assorbe energia: i nostri pensieri, i nostri sogni e persino le emozioni inespresse. È dove una persona posa la testa ogni notte, dove piange, si preoccupa e sogna. Quando qualcuno muore, la sua energia non si manifesta all’istante. Alcuni pensano che persista, soprattutto in oggetti personali come i cuscini, pieni di residui emotivi e spirituali.
I praticanti spirituali temono che conservare o riutilizzare il cuscino del defunto possa intrappolare l’energia residua nella casa. In alcuni casi, le persone hanno sperimentato sogni vividi, pesantezza emotiva o persino una costante sensazione di “presenza” nella stanza. Sebbene possano essere innocui, possono anche impedire la chiusura e la guarigione.
Non solo una superstizione
Nelle tradizioni orientali e occidentali, bruciare o gettare via alcuni oggetti personali del defunto è un modo per annunciarne simbolicamente lo spirito. Il cuscino è particolarmente sensibile per via della sua intima connessione con la mente e l’anima. Alcune culture suggeriscono di bruciarlo entro 49 giorni dal decesso, durante il “periodo di transizione” spirituale, quando si ritiene che l’anima stia trovando la sua strada.